Buenos Aires in presa diretta - Intervista a Giuseppe Conte (2021)

06.10.2023 05:20

Libero all'improvviso da impegni, appena sbarcato a Buenos Aires con un volo diretto da Milano, Giuseppe Conte si trova nella condizione ottimale per esplorare la capitale argentina, prima di raggiungere Rosario.

A distanza di alcuni anni, ne parla con Renata Adriana Bruschi.

 

 

Invitato da Juan José Saer, Giuseppe Conte arriva in Argentina per prima volta nel 2000. Il suo percorso prevede un tappa a Buenos Aires, punto di arrivo del volo intercontinentale. Lo aspettano poi le città di Rosario, per partecipare al Festival di Poesia di Rosario, e infine la città di Bahía Blanca, per un'iniziativa correlata al Festival di Rosario. Senza programmi già organizzati né una guida turistica in tasca inizia in totale autonomia la sua visita della capitale argentina. Si trova nella condizione ideale per esplorare la città, affidandosi al suo fiuto di viaggiatore esperto e al suo sguardo educato dagli scenari di impressionanti metropoli oppure di piccoli centri urbani in Europa e nell'America Settentrionale. Ma soprattutto, in questa occasione, Giuseppe Conte si abbandona alle suggestive immagini fissate nella sua mente dalle poesie di Jorge Luis Borges. L'imprevisto del suo anfitrione, che non potrà accompagnarlo in questo primo contatto con la Reina del Plata, porta Conte a vestire i panni del flaneur e gli permette si entrare subito in sintonia con Borges. In gioventù, infatti, il poeta di Buenos Aires era solito percorrere instancabilmente la città partendo da casa sua, nel quartiere di Palermo, zona nord ritenuta di periferia negli anni '40, sino ai quartieri antichi che si sviluppano a sud.

 

Giuseppe Conte arriva poco prima la grande crisi del 2001. La popolazione locale attraversa inconsapevole gli ultimi mesi di bonaccia, dopo che gli accordi con il Fondo Monetario Internazionale per la rinegoziazione del debito a metà anno 2000 hanno solo rinviato di sei mesi la catastrofe economica.

 

Quando si presenta, appena iniziata l'intervista, le sue parole mettono in evidenza la sua filiazione. “Sono soprattuto uno che ha scritto libri di poesia e romanzi, ligure di padre siciliano. Credo di aver preso molto dalla Liguria, la terra più nordica del Mediterraneo, e qualcosa anche dalla Sicilia, dall'antica cultura greca. Da Imperia, la mia città, proviene pure Manuel Belgrano, uno dei personaggi celebrati a Rosario, infatti le due città sono gemellate.”

 

Il discorso va subito alla sua prima esperienza in Argentina e i ricordi fluiscono senza pause. “Tra Bahía Blanca e Rosario, Buenos Aires si è infilata in modo avventuroso – chiarisce Conte –. Il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura, dopo l'accoglienza in aeroporto, si è scusato perché un impegno sopraggiunto gli impediva di farmi da guida per la città. Nessun incontro in programma, nessuna guida in mano, mi sono trovato nella condizione ideale di chi visita una nuova città. Giravo senza meta. Mi sono affidato al mio fiuto di viaggiatore. Oggi non potrei scrivere in modo organico sulla città che ho visitato andando in giro senza meta. Da flâneur, mani in tasca, mi lascio andare al flusso del movimento urbano. Mi colpisce la dismisura delle strade. Sono realtà americane, non equiparabili alle dimensioni europee. Ho attraversato la pampa, per raggiungere Rosario. Le distese inimmaginabili argentine non si possono percepire in Europa, neanche nelle pianure polacche o nelle steppe russe.

 

Ho percorso Avenida de Mayo dalla Casa Rosada alla sede del Parlamento. Camminavo lentamente, soffermandomi ogni tanto sul marciapiede, e sollevavo gli occhi verso l'alto, verso le facciate. In quel tratto urbano non dominava più la dismisura, era invece una sintesi, per me meravigliosa, tra tutte le civiltà dell'Europa. La Casa Rosada, con la sua architettura vagamente liberty, con la sua facciata tinta nei toni abituali delle costruzioni del Midi, non ha niente di drammatico. Dall'altro estremo dell'Avenida de Mayo, la Cupola del Parlamento è l'ennesima cupola neoclassica che costella l'America, ne ho visto una simile a Cuba. Mi domandavo … ma qui dove sono? Un palazzo ha l'aspetto degli edifici parigini, subito dopo ritrovavo angoli caratteristici di Genova, ma poi c'è anche qualcosa della solennità di Madrid, elementi di Nizza e della Costa Azzurra con le loro architetture delicate, e perfino Vienna. Ma come è possibile? Anche a livello architettonico e visivo gli argentini hanno prodotto una sintesi. Capivo perchè l'Argentina è così diversa dal resto dell'America Latina. Rivedevo in maniera quasi filmica la Vecchia Europa, in dimensioni smisurate, con le sue architetture così varie. E mi sentivo a casa.

 

Altre impressioni scaturivano mentre mi dirigevo verso la Recoleta, di sera. Attraversavo le vie e mi colpivano le portinerie, la loro vastità che le equiparava ai saloni di alberghi. Erano certo palazzi sontuosi. Entro nel primo ristorante, trovo conferma della bontà della carne argentina. Non saprei dire come fosse preparata, ma la tenerezza e il sapore di quella carne non l'ho sperimentato in nessun altro luogo. Anche i caffé mi hanno colpito. In Europa la civiltà del caffè sta tramontando. Il Gambrinus di Napoli ha appena chiuso i battenti, forse a Torino ancora resistono. Di pomeriggio, all'ora del tè, mi fermavo nei caffè di Buenos Aires e, come spesso fanno gli scrittori, spiavo le abitudini dei frequentatori, come si vestivano, come parlavano, le signore molto ingioiellate, come usava la borghesia europea anni prima. Lo spagnolo dell'Argentina mi ricordava l'italiano. La postura e l'accento nel parlare mi portava a pensare che parlassero italiano, invece no, era spagnolo. Ho pensato che molti italiani giunti qui non ci tenessero alla loro lingua, non l'hanno imposta. Oggettivamente il paese è stato bilingue, ma a Rosario quando incontravo i discendenti di italiani ho capito che pochissimi conoscevano la lingua dei loro antenati.

 

Non sono un ispanista, ma ho sempre letto Borges con infinito trasporto. Ho amato Buenos Aires leggendo le sue poesie, in quei giorni passeggiavo per la città avendo come guida i suoi versi. Mi chiedevo quali fossero i bar frequentati da Borges e coglievo appieno il senso dei versi che dedica alla sua città.

Y la ciudad, ahora, es como un plano
de mis humillaciones y fracasos;
desde esa puerta he visto los ocasos
y ante ese mármol he aguardado en vano.

.

Aquí la tarde cenicienta espera
el fruto que le debe la mañana;

 

Buenos Aires diventa il destino del poeta. Borges ha reso immortale la città di Buenos Aires, l'ha resa città metafisica, dello spirito e delle ombre, dei simboli.

 

 

Renata Adriana Bruschi

Grosseto, luglio 2021

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