Complessi intrecci letterari 

Complessi intrecci letterari

Renata Adriana Bruschi

 

 

Giulia Zavagna è una delle traduttrici letterarie dallo spagnolo all'italiano che negli ultimi tempi in Italia è riuscita a emergere grazie alla sua competenza. Tanto non toglie che qualche volta incappi in situazioni di non semplice risoluzione, dalle quali riesce a tirarsi fuori con onore ricorrendo alla sua qualificata esperienza di traduttrice letteraria. Una sua esitazione recente, a ben vedere, apre uno spiraglio interessante su una questione intricata che potrebbe formularsi brevemente sotto forma di domanda. Quali sono in concreto i punti nodali che tengono uniti gli interlocutori e consentono il dialogo tra intellettuali argentini e italiani?

 

Chi scrive seguiva la giornata conclusiva del Festival Voci dal Sur, organizzato presso il Teatro Franco Parenti di Milano grazie all'infaticabile iniziativa di Marco Cassini, di Edizioni Sur, e dei suoi impareggiabili collaboratori. La Zavagna è una di loro. Preparata e giovane, nel corso delle diverse giornate di Festival Giulia Zavagna ha accompagnato Alan Pauls, Federico Falco e Andrès Neuman in buona parte delle loro presentazioni al pubblico italiano. Ha anche affrontato qualche trasferta per restare al fianco degli scrittori argentini in tournée e diventare la loro voce italiana per i lettori presenti nelle librerie, nelle aule universitarie o nel teatro milanese. Precisa nelle traduzioni, esaustiva grazie ad una memoria ferrea e instancabile nelle lunghe giornate di attività, Giulia ha mostrato una curiosa esitazione durante l'ultima presentazione milanese di Pauls. Giova ricordare le circostanze esatte di quel momento.

 

Domenica 18 marzo, tarda mattinata, Giorgio Vasta, direttore del Book Pride 2018 e critico letterario di notevole caratura, intervista Alan Pauls. La sottigliezza delle analisi operate sui romanzi della 'Trilogia della perdita', espressione coniata dall'editore italiano Cassini, era notevole e Alan Pauls stupisce molti con una frase che contiene un innocente gioco di parole. Poco prima di pronunciarla, tuttavia, forse perché lui, bilingue franco-castigliano, ha spesso tradotto dal francese, ha considerato i rischi di un fraintendimento. “Giulia, non so come te la caverai ora” ha suggerito a media voz con l'intenzione – probabile – di metterla in guardia e spronarla a dare il meglio di sé. La frase da tradurre conteneva pochi termini “Videncia que ve cosas que la visión no ve” e sviluppava l'idea dello scrittore “vidente”. Da traduttrice navigata, Giulia Zavagna ha fatto ricorso a espressioni italiane che danno conto con fedeltà dell'idea formulata, omettendo il termine veggente che a parere di chi scrive poteva adattarsi al proposito delle parole di Pauls.

 

Forse la traduttrice non intendeva smentire lo scrittore e nel scegliere di riproporre l'idea attraverso una perifrasi ha preferito cortesemente confermare la premessa di Pauls? Quale che fosse la ragione, questo breve momento trascurabile, nel contesto di una fitta ora e mezza di conversazione tra due intellettuali forniti di un ampio bagaglio di letture e riflessioni, ha prodotto l'effetto di riportare l'attenzione sul termine incriminato, a fine incontro. Veggente sarebbe stata la traduzione più naturale. Di veggenti, la letteratura di inizio novecento, quella proprio su cui poco prima i due scrittori si erano soffermati, è piena.

 

Poètes maudits? D'Annunzio? Lugones? Tre nomi e un unico riferimento: il simbolismo. Perché Alan Pauls a quel punto della conversazione, dialogando su Historia del llanto, Historia del pelo e Historia de dinero, si imbatte in questo inusuale termine 'vidente' che poca fortuna ha oggi? Viviamo tempi di docufiction, leggiamo per conoscere e dar senso al mondo circostante. Non abbiamo quasi più strumenti per distinguere la realtà dalla menzogna, come dimostrano le tante volte in cui cadiamo nelle trappole delle false notizie online. Forse abbiamo perfino rinunciato a pensare che la narrativa affascina anche quando crea realtà fantastiche, così inquietanti da diventare simboli dei nostri incubi presenti. Simboli gravidi di contenuti veri, ricavati da esperienze reali, poi stigmatizzati in un'immagine complessa e abbagliante. Anche la fantascienza soffre per causa di questo disamore.

 

Ma Alan Pauls, che rinnega Borges, non ci ha spiegato come sia arrivato ad attribuire capacità visionarie ai letterati che contano. Né, tanto meno, ha chiarito perché ogni volta che ci si interroga sull'eco della letteratura italiana negli scrittori argentini, diventa impresa complessa e intricata riuscire a distinguere se l'influsso, il prestito o calco – a seconda dei casi e delle valutazioni - siano da attribuire ad una derivazione diretta oppure siano il risultato dell'appartenenza ad una matrice europea più allargata e … come le strade di Buenos Aires su cui si susseguono i palazzi di ispirazione italiana, francese, tedesca e inglese in arlecchinesca parata … gli scrittori argentini di oggi ripropongono temi e stili dai libri che li hanno formati, miscelando e dosando queste sollecitazioni per ottenere una sapiente armonia.  

 

Grosseto, marzo 2018.

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