Antonio Dal Masetto - Imitación de la fábula

01.03.2015 00:00

 

Le tante metafore celate in un bosco

 

Un viaggio di ritorno, un bosco e una bimba, immersi in una dimensione a metà tra la favola e l'incubo, sono gli elementi di Imitación de la fábula, l'ultimo romanzo breve di Antonio Dal Masetto, edito da Sudamericana e in libreria da novembre.

 

Dopo le elementari in Italia, Dal Masetto si trasferisce in Argentina, dove arriva con l'ingenuità del dodicenne suggestionato dalle avventure descritte da Salgari e lette con avidità. Non segue un regolare corso di studi, visto che a Salto, paesino in cui risiede inizialmente, esisteva solo una scuola commerciale. Preferisce invece seguire un percorso formativo autonomo attingendo dalla biblioteca locale. A vent'anni si trasferisce in Patagonia e vi soggiorna per alcuni anni. L'avvio della sua produzione narrativa avviene negli anni sessanta, quando scrive Lacre, una raccolta di racconti. Seguono poi diversi altri libri, molto noti e apprezzati dalla critica risultano le tre opere Oscuramente fuerte es la vida, La tierra incomparable, Cita en el Lago Maggiore.

 

Anche in quest'ultimo romanzo, Imitación de la fábula Dal Masetto propone ai suoi lettori la tematica del viaggio che viene condotto lungo due strade, quella reale dell'uomo non più giovane pronto a ripercorrere sentieri montani noti in gioventù e quella più inquietante ed enigmatica dell'esplorazione nella memoria. Un viaggio alla ricerca di sé, con qualche reminiscenza tabucchiana e molti elementi intriganti che rendono la storia un enigma da sciogliere. La chiave fantastica arricchisce l'opera di una sfumatura affascinante eppure certe coincidenze con la vita dell'autore conferiscono alla narrazione elementi autentici, derivati dall'esperienza diretta. Si tratta di un'autenticità che va oltre l'episodio aneddotico e si cala nel senso profondo delle nostre esistenze. La Patagonia, con la sua natura a volte ostile ma sempre incantevole e l'atteggiamento scostante della popolazione locale abituata alle grandi distese disabitate in quanto inospitali sono due aspetti che accompagnano il lettore sin dalle prime pagine, collocandolo in una dimensione nuova. L'avvio della narrazione assai suggestivo pare riprendere la famosissima introduzione vittoriniana di Conversazione in Sicilia, con i suoi astratti furori. Il furore di cui è preda Vito, protagonista della narrazione di Dal Masetto, è subdolo, sordo e paralizzante. Non a caso l'epigrafe scelto dall'autore riprende una frase di Seneca “... la última de las desgracias es salir del número de los vivos antes de morir” e mette in guardia il lettore: qui si rischia la dissoluzione. Vito è prigioniero di un'esistenza solitaria condotta nel chiuso del suo appartamento dove gira a vuoto, finché decide di mettere fine alla sua condizione di paralisi esistenziale.

 

Durante l'avventura patagonica del protagonista, elementi inediti si affiancano a quelli familiari, il cammino da percorrere, un'ascesa lenta e faticosa, attraversa le zone in cui il narratore aveva condotto la sua esistenza in gioventù. Lentamente diventa quasi un percorso dantesco, in quanto porta il protagonista a uscire dal suo stato di abbattimento e confusione per andare alla ricerca di una verità. Al posto di Virgilio la sua guida è una ragazza taciturna e guardinga, che non ha tuttavia nulla dell'autorità virgiliana e assomiglia piuttosto ad una vergine che serba in grembo il redentore. Nella ragazza si concentrano alcune paure e credenze della sua società e allo stesso tempo del protagonista, tanto da diventare una sorta di proiezione degli oscuri fantasmi che agitano Vito. Pertanto, il suo viaggio e gli incontri con i vari personaggi diventano un modo per esplorare la coscienza umana attraverso la favola, come appunto l'autore di premura di chiarire sin dal titolo dell'opera.

 

Lentamente la narrazione sfuma verso una dimensione kafkiana, i personaggi appaiono delineati con veloci pennellate ricche di valore simbolico: sono i concorrenti di una misteriosa gara nell'osteria, sono i castrati del villaggio diviso nei due gruppi dei potenti e dei ribelli, è l'imbianchino-pittore che si appropria della sua vocazione artistica solo dopo aver completato il cammino di esplorazione della propria natura intima.

 

Il romanzo di Dal Masetto contiene tutti gli ingredienti di una storia accattivante e godibilissima, anche nei momenti in cui il noir, non esente da qualche reminiscenza di rituali arcaici, prende il sopravvento. La sua prosa, leggera e misurata, ne rafforza il senso e lo potenzia. Il lettore, a lettura conclusa, non smetterà probabilmente di domandarsi quante volte nella sua vita si è imbattuto in simili situazioni e quante minacce sono all'agguato in una società che ha scelto il conflitto e la violenza come regola per i rapporti sociali.   

 

Renata Adriana Bruschi

marzo 2015

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