Cosa ci resta dell'autunno editoriale in Toscana

15.12.2018 11:53

Unica certezza: tanta voglia di fare.

 

E molta varietà per proposta, portata, qualità e coinvolgimento. L'Italia che legge non si è mai fermata, ha solo modificato rotte e porti d'approdo, come dimostra una rapida ricognizione di alcune iniziative che si sono tenute quest'autunno nella regione della Toscana. Con un breve sconfinamento nel Lazio, dove si è tenuto l'attesissimo appuntamento di "Più libri più liberi" di Roma, fiera della piccola e media editoria indipendente. Per seconda volta ha fatto il pieno nel Centro di Convenzioni dell'Eur, sotto la felice stella della Nuvola di Fuksas, in questa XVII edizione. Anche "Più libri più liberi"

conferma la tendenza alla vitalità. avvertita tra le piccole e medie case editrici e diventata la reazione alla produzione di libri pensati per un consumo tanto indefinito e vago da rendere le opere spesso insulse. Il percorso tra gli stand a inizio dicembre e le presentazioni degli ospiti arrivati a Roma dimostrano l'esistenza di un pubblico di lettori attento e curioso, anche se spesso riesce a saziare i propri interessi grazie al sostegno che proviene da politiche di promozione mirate, come dimostrano il buono docente e agevolazioni analoghe.

 

La galassia editoriale italiana, variegata e rissosa, conferma la dolorosa spartizione in tre aree, ciascuna gravitante attorno a un velleitario polo, messo in questione da altri capoluoghi che avanzano iniziative ambiziose con il proposito di strappare a Torino, Roma e Napoli il presunto primato in campo editoriale. Eppure, già il solo tentativo di stabilire quale città possa arrogarsi tale posizione - sia pure nel contesto di un'area più ridotta qual è il settentrione, il centro e il meridione d'Italia - è assai azzardato e fuorviante, inoltre sottintende una sostanziale lacerazione socioculturale. Qualcuno però potrebbe oggi dimostrare che la società italiana ha ritrovato la sua compattezza in termini di diffusione culturale, dopo la felice stagione di una RAI nazionale, impegnata sul fronte della cultura, che oggi pare purtroppo ridimensionata? Basta fare un giro tra librerie, con l'accortezza di sceglierne una per regione, puntando alle popolose città rappresentative dell'area prescelta.

 

Salta gli occhi l'inequivocabile presenza di titoli legati a tematiche, autori e interessi regionali. No, l'unità italiana oggi è un miraggio tra gli scaffali delle librerie sparse da nord a sud, tra le isole e in ogni angolo dove risuona la lingua del sì, fatta salva quella produzione commerciale che travalica ogni paratia e alimenta solo un approccio superficiale e occasionale al libro. Nell'esaminare le iniziative tenutesi in Toscana, sarà bene tener presente questa prospettiva ed evitare di voler concedere una rilevanza eccessiva ai diversi saloni e alle varie iniziative che si sono tenute. Quanto avviene in Toscana non è la chiave di lettura per interpretare le tendenze in atto per questo 2018 che tra pochi giorni saluteremo con i calici alzati, ma ha il pregio di segnare una rotta per alcuni lettori interessati a letture di pregio.

 

La consapevolezza del policentrismo culturale italiano non spaventa più nessuno, da quando nel 1967 Dionisotti pubblicò il suo noto saggio. Storicamente il ruolo rilevante dei tipografi a Venezia, Milano, Roma è assodato. La Toscana arriva poco dopo, non appena riesce a superare il pregiudizio della superiorità dei manoscritti sulle edizioni a stampa. Impossibile dare loro torto, la qualità iniziale ammetteva ampi spazi di miglioramento, come in tanti a Firenze si impegnarono a dimostrare. Arte e stampa restano un binomio indiscutibile per gli editori toscani, con tutto ciò che questo vincolo pesante comporta, sul piano delle tecniche editoriali e della diffusione del libro. Oggi forse questa esigenza, certo non sopita, trova un suo spazio al fianco di editori che mirano a sostenere bisogni culturali meno ambiziosi, più democratici, più innovativi, in una parola, più legati al mondo dei giovani editori e operatori culturali.

 

Firenze, Pistoia e Pisa, con le iniziative autunnali, possono spiegare quanto avviene oggi in queste terre. Dovendo giungere ad una sintesi, ingiusta ma inevitabile, a Firenze a settembre è stato possibile assistere ad alcune iniziative stimolanti, quali la “Firenze RiVista”, quarta edizione del festival delle riviste letterarie e dei piccoli editori, tenuta negli spazi accoglienti di Le Murate, oppure la purtroppo meno rutilante “Firenze Libro Aperto”, che apre i battenti nella Fortezza da Basso per coinvolgere editori, scrittori, critici letterari e studiosi (presenti anche gli Accademici della Crusca e alcuni docenti universitari). La biblioteca San Giorgio di Pistoia, a novembre, grazie all'infaticabile attività di Martino Baldi, è diventata meta appetibile per tanti piccoli, medi e ora anche grandi editori italiani che nell'arco di un fine settimana convergono a “L'anno che verrà” e anticipano autori e titoli di imminente pubblicazione. Infine, l'appuntamento a Pisa ha il merito di essersi conquistato il suo prestigio nel tempo, dalla prima edizione nel 2003, lavorando sodo per imporsi quale salone nazionale dell'editoria indipendente. Coinvolge studenti, universitari, liceali e più piccoli ancora, scrittori, traduttori, redattori e ogni professionalità che gravita attorno al settore editoriale. La presenza della Spagna, paese ospite d'onore, ha consentito ai lettori di familiarizzare con diverse voci narrative, giovani e non, provenienti dalla penisola iberica. L'interesse destato dalle loro opere e dalle loro presentazioni trova conferma anche nelle iscrizioni in aumento nei corsi di lingua spagnola. Tendenza, a rigor di verità, in atto un po' ovunque in Europa, frutto di dinamiche complesse. Tanto non toglie che l'appoggio dato agli scrittori iberici durante il salone di Pisa abbia stimolato la curiosità dei lettori italiani nei confronti di un mondo letterario, quello in lingua spagnola, i cui contorni sono spesso incerti se visti dall'Italia. Cosa possono quindi sperare gli scrittori latinoamericani, che talvolta continuano a patire la scarsa conoscenza di certe aree geografiche tra gli italiani? Ma il fenomeno pare in declino, mentre più voci con accenti vari in chiave sempre spagnola risuonano nelle presentazioni di libri e nelle fiere editoriali, tenute in Toscana negli ultimi mesi del 2018.

 

Renata Adriana Bruschi

Latina, 15 dicembre 2018

 

 

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