Daria Bignardi - Acustica Perfetta

03.04.2015 15:14

 

Daria Bignardi, L'acustica perfetta

 

Riuscirà Daria Bignardi a catturare l'attenzione del lettore argentino? Presente ora nelle librerie locali con il suo quarto romanzo dal titolo L'acustica perfetta, tradotto al castellano da Monica Herrero e pubblicato da Edhasa a dicembre scorso. Certo il contesto è diverso da quello italiano, dove il nome della giornalista è noto da diversi anni. Lei stessa ha conservato alta la sua popolarità con interviste garbatamente mordaci a figure di spicco durante la trasmissione 'Le Invasioni Barbariche'.

 

Daria Bignardi arriva alla scrittura del suo primo romanzo Non vi lascerò orfani, dopo l'ineludibile gavetta di chi si vuole far strada nel mondo editoriale ed una successiva e brillante prosecuzione in ambito televisivo. Incoraggiata da Lucia Annunziata, che la mette in contatto con Gad Lerner, debutta in televisione nel 1991. Possiede al suo attivo una cultura classica solida, frutto della formazione liceale ottenuta a Ferrara e un fugace passaggio dall'Università di Bologna. Nelle sue narrazioni, Daria Bignardi tende ad esplorare le ragioni che regolano le stranezze della condotta umana, suo pane quotidiano da quando ha iniziato a condurre talk show. Dopo diverse proposte in prevalenza incentrate sui libri e sulla cultura, dal 2005 avvia la fortunata trasmissione 'Le Invasioni Barbariche', ancora in programmazione dopo una breve parentesi dedicata al popolare show 'l'Era Glaciale', sul palinsesto della RAI nel 2009 .

 

Il romanzo L'acustica perfetta mette al centro della vicenda la ricerca che Arno, musicista e giovane padre di tre figli, avvia il giorno che scopre di essere stato abbandonato dalla moglie, una donna molto amata ed anche poco capita. Tutte le doti della giornalista sono messe al servizio di questo romanzo: la ricerca di una spiegazione all'abbandono procede alternando svelamenti e nuovi interrogativi, sicchè la curiosità del lettore resta vigile per tutta l'opera. Non mancano i repentini capovolgimenti che poi si rivelano piste false pur gettando luce su nuovi lati oscuri del personaggio inseguito senza sosta. La ricostruzione precisa ma essenziale dei luoghi riesce a trasportare il lettore dalla selvaggia Sardegna alla serenità dei boschi trentini. Ogni luogo citato è stato accuratamente scandagliato in modo da distillare la sua essenza e riproporla in una scena dall'ambientazione convincente, forse solo Milano dove Arno vive e suona resta meno delineata. La costa versiliese, l'appennino apuano, le cale sarde, il parco naturale del Monte Beigua a scarsa distanza da Genova, la clinica termale nel Trentino, qualche angolo romano sono le cornici naturali attorno alle quali ruota il vagabondare di un marito confuso, irato ma anche pronto a rimettersi in gioco. Sfilano anche le scene quotidiane di un'Italia viva e attuale, dove i rapporti interpersonali sono diventati fluidi, distanti ma informali.

 

Bignardi non è un'eccezione nel panorama narrativo italiano di oggi, che vede tante giornaliste sedotte dalla narrativa. Una volta, lontano nel tempo, il giornalismo era lo sbocco redditizio dei letterati che volevano mantenersi con il loro talento. Oggi la scrittura narrativa diventa la via meno compromettente per rivelare delle verità, senza rischio di denunce per diffamazione. Sebbene Bignardi non intenda propinarci alcuna scottante verità che possa trascinarla in tribunale, la sua prosa è debitrice di quelle movenze tipiche dei ritmi giornalistici, come trapela in ogni dettaglio della sua scrittura. Dalla concatenazione veloce delle scene alla fulminea descrizione dei personaggi, dal suo ancoraggio all'Italia attuale alla stessa lingua scelta, così prossima al parlato quotidiano. E a proposito di lingua, corre qui l'obbligo di segnalare la decisione di affidare la traduzione a Monica Herrero che ha il merito di offrirci un testo dallo stile asciutto e concreto, scevro da localismi che impregnano certe traduzioni firmate in Spagna. Nulla di tutto ciò, il castigliano di questo romanzo si legge senza alcun tipo di fastidio, in una traduzione che, tolti alcuni pochi passaggi, non potrebbe essere migliore per il lettore argentino.

 

Renata Adriana Bruschi

 

 

Tribuna Italiana 28/01/2015

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