Diego Bentivegna - Poesie tra cielo e mare
Bentivegna, tra due sponde
Fare i conti con le proprie radici, nelle poesie pubblicate in Las Reliquias
In questi mesi, il legame degli italiani di prima e seconda generazione con la loro cultura originaria torna a catalizzare l'attenzione e le voci si alzano varie e contradditorie. La polemica non è recente, anzi si potrebbe risalire assai lontano nel tempo e scorgere questa stessa eterogeneità di posizioni.
Las reliquias, prima raccolta di poesie dell'italoargentino Diego Bentivegna, appena pubblicata da Alción Editora, curiosamente e oltre le stesse intenzioni dell'autore, potrebbe diventare un tassello in più in questa composita mappa di voci e pareri. Certo non si può dire che la silloge sia stata preparata in fretta e furia per rafforzare la posizione di chi vuole dare riconoscimento alle proprie radici ed è pronto a difenderle a qualsiasi prezzo. Al contrario, queste poesie sono l'esito di una accurata scelta tra i testi composti nell'arco di oltre vent'anni, durante i quali il suo autore, conseguita la laurea in lettere a Buenos Aires, si perfeziona a Venezia e Pisa e si dedica alla traduzione dall'italiano. La sua prima opera è una antologia di poeti italiani, Viaggio in Italia. Otto poeti contemporanei italiani del 2009, pubblicata in Argentina, con testo a fronte. L'opera presenta la voce di autori poco noti della contemporanea poesia italiana, a conferma della volontà di esplorare ancora una volta il ricco terreno culturale italiano con percorsi non battuti prima ma dettati dal personale gusto letterario.
Diego Bentivegna, formatosi attraverso la lettura dei classici ispanoamericani ai tempi degli studi universitari, oggi va incontro alla contemporanea produzione poetica italiana armato dell'esperienza maturata attraverso la lettura di Pascoli, Montale, Ungaretti e Pasolini. Approfondisce la conoscenza di questi autori durante il suo primo soggiorno a Venezia, a fine anni novanta nei pomeriggi liberi trascorsi in biblioteca, la Querini Stampalia, luogo di delizie e scrigno di tesori di cui aveva percepito qualche voce smorzata durante gli studi in Argentina. Purtroppo qui da qualche tempo a questa parte procurarsi libri italiani è diventata impresa ardua ancora prima che le recenti leggi aggravassero la situazione. Il fascino sperimentato di fronte alla numerosa quantità di pagine sfogliate prende corpo nelle prime poesie in parte composte nel soggiorno veneziano, accresciute in numero e riviste negli anni successivi, in Argentina.
L'opera poetica di Diego Bentivegna costituisce un capitolo non secondario nella storia dell'influenza letteraria italiana nella cultura argentina. Una storia ancora tutta da compilare, perchè manca uno studio sistematico che ne renda conto in modo esaustivo, sebbene siano stati esaminati già alcuni periodi e autori. Tanti sono gli spunti che Bentivegna spesso prende dichiaratamente da alcuni poeti italiani ed anche dalla tradizione latina. Il titolo Las reliquias, che mutua da Tasso, è evocativo, allude a quel bagaglio affettivo ma anche reale, formato da selezionati oggetti che agli occhi degli emigrati possono servire a mantenere vivo e sacro il legame con la loro tradizione. Sono ricordi fossilizzati nella memoria quando il legame si affievolisce e la linfa vitale dell'esperienza quotidiana svanisce. Perciò l'arrivo in Italia diventa un viaggio di scoperta, in cui alla distanza geografica misurabile in fusi orari si somma la distanza tra l'oggi e l'ieri, una breccia che si allarga spesso nella distrazione reciproca.
I versi raccolti in questo prezioso volume sono stati composti sino al 2010, ma qualche poesia risale ai mesi del suo primo soggiorno in Italia, quando Bentivegna giunge a Venzia, per completare gli studi in linguistica all'Università Ca' Foscari. Una seconda permanenza, anni dopo, lo porta in Toscana, con una borsa di studio per frequentare i corsi alla Scuola Normale di Pisa. Questa silloge è articolata in sei sezioni, nell'epigrafe l'autore ricorda “Domenico y Vittorio; Rosaria y Santina. Estan acà. Los veo”. Sono i nomi dei nonni e stanno a significare la volontà di riallacciare un dialogo rimasto interroto. Questo sentimento accompagna Bentivegna spesso nel suo peregrinare tra le città e le zone italiane diventate familiari perchè conosciute per prima volta nelle narrazioni in famiglia. Diventa anche un peregrinare nel tempo, riandando con la memoria alle trincee della seconda guerra mondiale.
Durante la conversazione con Bentivegna, un pomeriggio invernale a Buenos Aires, in attesa di ascoltare la presentazione Colonizadores colonizados, l'opera di Eleonora María Smolensky
appena pubblicata da Biblos, i temi toccati sono stati parecchi. Resta forte l'impressione dell'importanza che l'autore attribuisce alla musicalità nella poesia, in aperto contrasto con una recente tendenza che la voleva tralasciare. Nel suo caso, entra in gioco anche l'influenza della musica italiana, sia quella popolare in dialetto o in lingua, sia quella leggera degli anni sessanta -settanta. Anche su quelle note Bentivegna riconosce senza pudori di aver seguito il percorso di identificazione e riappropriazione culturale. Sono strade parallele che si affiancano allo studio dell'italiano, ascoltato nelle conversazioni familiari, continuato nella scuola superiore pubblica argentina e nei corsi in Italia. Las reliquias è quindi un omaggio a questo mondo culturale da cui ricava l'ispirazione, è un omaggio anche all'intraprendenza degli italiani all'estero, alla loro capacità di inserirsi in un contesto sociale e farsi valere in virtù delle loro competenze nel fare, nel produrre, come appunto celebra nella composizione che chiude questa antologia, dal titolo El dios labriego.
Finita la conversazione, resta sospesa nell'aria una speciale aura. Con i dovuti adattamenti, sembra di sentire eccheggiare le parole di De André “Anche se voi vi credete assolti, siete per sempre coinvolti.”
L'opera è disponibile nelle principali librerie della città.
Renata Adriana Bruschi
Tribuna Italiana 28/08/2013
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