Fenomenologia dell'amor materno
La comedia de una madre di Guillermo Piro
Delitto e colpevole, indagine e condanna: gli elementi di un buon giallo sono tutti presenti nell'ultimo romanzo di Guillermo Piro, La comedia de una madre, pubblicato in Argentina dall'editore Aquilina, per la sua collana Negro Absoluto diretta da Juan Sasturain. Eppure, chi ha dimestichezza con le sue opere, chi legge la sua colonna domenicale sull'inserto culturale di “Perfil”, chi lo ascolta nella sua trasmissione “Libros que muerden” - in palinsesto per Radio Ciudad da sei anni-, sa di non doversi aspettare nulla di scontato nei suoi romanzi, nulla di politicamente corretto.
Non il cosa bensì il come segna la differenza in narrativa. Nel romanzo La comedia de una madre il narratore mostra le sue carte sin dalla prima pagina. Piro si diverte a scardinare la struttura del giallo tradizionale, che prende avvio di norma dal delitto, ed esordisce con la cronaca stringata di un arresto, stesa nel tono neutro del resoconto processuale. Nessuna concessione quindi agli espedienti narrativi ormai abituali e abusati per incuriosire il lettore. Al contrario, Piro punta a spiazzarlo. Forse un breve tributo a García Márquez, come suggerisce Sasturain. Senza possibilità di equivoco, quell'inizio è un cenno ammiccante verso gli amanti dei polizieschi: troveranno di che stupirsi su altri versanti.
A quali estremi può condurre un errore giudiziario, quando ne paga le conseguenze un giovane ragazzo modesto e sensibile, la cui madre pur mostrandosi altrettanto mansueta, nasconde un animo tenace e battagliero? Il paradosso giudiziario di un tribunale che si accanisce contro l'innocente necessita di un altrettanto paradossale metodo investigativo scelto da una madre pronta a esaurire ogni risorsa per smascherare la falsa verità dei legulei. “Al massimo spera solo di mettere in atto un sospetto, che al pari di ogni sospetto, non riesce a sostenersi da sé.” chiarisce Piro. Questa disamina partecipata dei sentimenti e delle contraddizioni illumina tutta la narrazione e induce a riflettere sui comportamenti in contesti imprevedibili. Alcuni lettori vorranno immaginare il capo della madre coperto da un fazzoletto bianco, ma la coincidenza si ferma all'analoga tenacia delle abuelas y madres, che non si sono mai accontentate della mancata risposta alle loro richieste. Nelle sue pagine Piro si propone infatti di indagare la psiche di una donna, archetipo di ogni madre, presa nel momento della disperazione, ma decisa a non lasciarsi sopraffare. Tanto da finire anche tra le quinte degli studi televisivi. In queste sequenze, il narratore affonda la sua penna graffiante nelle magagne delle dirette e nella finta luce dell'ambiente televisivo. Con acuta lucidità, Piro descrive la macchina dell'orrore pronta a vivisezionare la sofferenza altrui e a darla in pasto alla morbosità dei telespettatori. La gogna mediatica, pare dirci, procede con regole ferree, stritolando i malcapitati.
Piro costruisce la struttura narrativa ricorrendo a elementi insoliti, a costo di frantumare in mille pezzi il canone. E rafforza questa frammentazione con l'intercalare sistematico di citazioni letterarie, riportate con l'intento di commentare le vicissitudini dei personaggi. Héctor Murena e José Angel Valente citati insieme a Thomas Mann, Francis Scott Fitzgerald, Gilbert Keith Chesterton, Irving Wallace concorrono a dare consistenza a quell'entroterra letterario in cui si è abbeverata la sensibilità di Guillermo Piro. Ad esse si affiancano le riflessioni, digressioni e narrazioni incastrate come in un gioco di scatole cinesi. Aiutano il lettore a trovare nuove chiavi interpretative. Due sono inoltre le citazioni più articolate, due brevi storie, l'una di natura letteraria l'altra giornalistica, che trovano collocazione nei capitoli centrali del romanzo, la prima mutuata da Holst, la seconda tratta dalle pagine del Daily Times di Chicago. Tutto questo romanzo pare costruito all'insegna della fusione tra finzione e cronaca, che convergono nell'unico proposito di riuscire ad avvicinarsi al nucleo intimo che pulsa all'interno della coscienze di Angelica Casao, protagonista indiscussa, annunciata nel titolo stesso, personaggio quasi pirandelliano, come quasi pirandelliano pare essere l'atteggiamento del narratore che la vede vivere e decodifica i suoi atteggiamenti e le sue scelte.
Da cinefilo incallito, Piro domina l'arte del dialogo. Le sue battute cristallizzano momenti intensi della narrazione, le frasi dei personaggi trascinano con sé la forza dell'oralità, enfatizzata dallo sguardo e dal gesto, che il lettore non fatica a figurarsi. Le parole essenziali e scarne dei dialoghi ben si adattano a questa storia che si dipana in seguito all'esito di un confronto all'americana, dove è bastato un dito puntato, massima concentrazione di significato in un atto non verbale, per gettare nel buio la vita di due individui, ignari degli imponderabili della vita.
Irriverente e sarcastico, amante degli eccessi e delle provocazioni, Guillermo Piro resta un outsider dell'attuale narrativa argentina anche quando le sue attività quotidiane, in ambito giornalistico e nel terreno delle traduzioni, lo mettono in continuo confronto con l'incessante vita culturale, che è la cifra della città di Buenos Aires. La sua ultima proposta narrativa, La comedia de una madre, ne dà prova e trae vantaggio appunto dalla scanzonata irriverenza con cui Piro legge e analizza testi classici e novità letterarie. Si tratta però di un'attenta rielaborazione dove un posto speciale è dedicato ai narratori italiani, suoi amici di vecchia data oppure nuove conoscenze, spesso presentati nel corso delle iniziative organizzate a Buenos Aires dall'Istituto Italiano di Cultura. Pertanto, a lettura conclusa, di questo breve e intenso romanzo il lettore ricorderà il personaggio della madre e la sua incessante ricerca, la sua caparbia ostinazione nel fidarsi del suo intuito. Come ci spiega il narratore, per lei l'ultima speranza resta fidarsi di “Un sospetto che, al pari di ogni altro sospetto, non riesce a sostenersi da sé ma offre, in quanto tale, un leggero appiglio a ciò che viene definito “il reale”.
20 ottobre 2018
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