In ricordo di Victoria Ocampo - conclusioni provvisorie di una ricerca ancora in corso
Sul quotidiano “La Prensa” l'8 aprile del 1979, Ernesto Sabato, alludendo al ruolo esercitato da Victoria Ocampo nella cultura del suo paese, affermò “Un día se sabrá cuánto debe la cultura de ese país a aquella mujer obstinada”. Victoria era scomparsa da pochi mesi, dopo una lunga vita spesa all'insegna della cultura, e la frase di chi allora era un intellettuale autorevole sollecita ancora oggi ad una doverosa resa dei conti.
Victoria Ocampo occupa senza esitazioni un ruolo di rilievo nell'avvicinamento tra Italia e Argentina. L'intellettuale argentina si affianca ad alcuni altri che hanno reso possibile il dialogo tra le due sponde dell'oceano. Un dialogo complesso, spezzettato, intricato, talvolta persino fin troppo segnato da fraintendimenti eppure stimolante e degno di approfondimento. L'incontro trascende le pagine dei libri e coinvolge molti aspetti della vita culturale di una società che tiene fede alla sua proverbiale calorosa accoglienza e simpatia sudamericana mista ad una leggera forma di inconsapevole invadenza. Victoria Ocampo, per la sua apertura mentale e insaziabile curiosità verso ciò che di nuovo veniva proposto in Occidente, Italia inclusa, è uno dei nodi cruciali in cui si avvertono tutte le contraddizioni di questo incontro in continua evoluzione, un'evoluzione che talvolta compie radicali ribaltamenti e che, nel caso della direttrice di “Sur” verso la fine dei suoi anni avanza verso un arrocco, che l'assottigliarsi delle fila liberali aveva forse indotto in lei.
Allo stesso tempo, è necessario tener presente l'orizzonte entro cui tale dialogo avviene, sia in termini concreti, sia per quanto concerne gli interlocutori e le loro idee. Da un lato, la percezione della distanza tra il paese sudamericano e l'Italia crea condizioni uniche che emergono preponderanti in certi frangenti. Probabilmente ciò risulta più vero a fine Ottocento, quando il viaggio verso Buenos Aires era disagevole. Il costo elevato del biglietto e il tempo necessario per l'attraversamento oceanico giocavano contro la frequenza di tali spostamenti, limitando in termini numerici le persone intenzionate a viaggiare ed anche selezionandole indirettamente sotto il profilo della predisposizione all'avventura. Pochi quindi erano i passeggeri in grado di imbarcarsi, disposti ad affrontare i disagi e le incognite di tale percorso. La situazione tuttavia non cambia molto con l'intensificarsi delle rotte aeree e l'estremo lembo sud dell'America continua a rappresentare ancora il confine estremo di un occidente un po' dimenticato o dai contorni sfumati.
Quanto agli interlocutori che partecipano a questo fitto dialogo e la loro permanenza lungo la linea degli anni, bisogna tener presente che i continui capovolgimenti politici tanto nella società italiana quanto in quella argentina hanno imposto un ripensamento dei rapporti interpersonali, con evidenti lentezze nel consolidarsi del legame e con chiare ripercussioni sulle possibilità di comprensione mutua.
Come spesso capita nei testi, dove ciò che si tace diventa altrettanto significativo, in questo caso le assenze balzano agli occhi. In quanto donna, il divieto di entrare tra le fila della massoneria, che dall'Ottocento ha gravato in alcuni rapporti tra esponenti dei due paesi, le ha permesso di non trovarsi coinvolta in giochi poco chiari. Inoltre, l'assenza di condizionamenti che potrebbero provenire dagli ambienti ecclesiastici più tradizionalisti (ancora molto presenti per tutto il Novecento in Argentina) la mettono nelle condizioni ottimali per rivendicare un ruolo autonomo per le donne, come per altro mise in atto nel corso della sua vita. Non ebbe figli, troncò un matrimonio mal assortito, affrontò la sua vita affettiva senza scrupoli né ipocrisie.
Diventata direttrice della rivista “Sur” Victoria Ocampo esercita un'influenza netta sulla diffusione della cultura europea, compresa quella italiana, in Argentina e in altri paesi di lingua spagnola. Al pari di diverse altre personalità, italiane per nascita e formazione - quali Attilio Dabini, Attilio Rossi, Gherardo Marone - Victoria Ocampo fu promotrice di autori e opere letterarie italiane. Viene quindi da chiedersi come mai una donna che non aveva alcuno stretto legame con l'Italia si fosse appassionata così tanto alla sua cultura. Tanto da continuare a sostenerla anche quando ne veniva ripagata tiepidamente.
Un aspetto frequentemente lasciato in disparte è l'esistenza di certi canali privilegiati di contatto con la società colta italiana, scaturiti da vincoli familiari. Nel caso di Victoria Ocampo, ebbe forse peso la lontana parentela con la famiglia Cobo, la cui casa frequentava in gioventù? Dolores Cobo sposò il conte Macchi di Cellere referente della legazione italiana a Buenos Aires. Il legame risulta anche rinsaldato dalla presenza di diplomatici argentini in Italia appartenenti alla famiglia Ocampo, ultimo dei quali fu Miguel Ocampo, che negli anni settanta fu attachè culturel a Roma. In altre circostanze, l'avvicinamento alla società italiana è avvenuto con la mediazione di figure non italiane. Ad esempio, i viaggi in giovane età paiono ricalcare il grand tour di ispirazione romantica e la letture di opere inglesi ambientate in Italia o nell'antica Roma preludono questa esperienza formativa.
Incontestabile risulta il fatto che spesso per la Ocampo la fruizione di romanzi italiani avveniva anche grazie alla mediazione del francese. Nella sua biblioteca, si conservano diversi testi di Alberto Moravia in traduzione, mentre in italiano è solo Il conformista. Due romanzi di Vittorini, due di Silone e due di Pratolini sono presenti negli scaffali in francese. Testimonianze orali – tra le quali la conversazione con María Esther Vázquez e Bernardino Osio – confermano che il suo livello di conoscenza della lingua italiana le avrebbe consentito di leggere senza sforzi la versione originale di questi romanzi. Una prova ulteriore sebbene indiretta delle sue capacità espressive in italiano si desume anche dalla motivazione con cui rifiuta un invito di Gálvez negli anni trenta, che le proponeva di tenere una conferenza su Goethe. “No creo que jamás me atrevería a opinar sobre un poeta cuyo idioma ignoro”1. Come è noto, sul conto della poesia dantesca i suoi giudizi numerosi e costanti nel tempo poggiano sulla lettura attenta del testo. Sia l'italiano medievale di Dante sia quello più vicino degli autori novecenteschi non la ponevano quindi in difficoltà. Semmai la difficoltà stava piuttosto nel disporre delle opere in versione originale. Forse la consistente presenza di narratori italiani in traduzione francese è proprio indicativa della maggior disponibilità delle opere di autori italiani in traduzione francese, che spesso si procurava stando a Parigi, città che detiene a lungo il ruolo di faro della cultura europea e verso cui convergono diversi intellettuali da ogni angolo del mondo.
Se si elencano i nomi delle personalità italiane che Victoria Ocampo conobbe, frequentò o ammirò nel corso della sua vita, ad iniziare da Guglielmo e Leo Ferrero, Enrico Ferri, Eleonora Duse, Maria Montessori, i conti San Martino Valperga, per poi passare a Massimo Bontempelli, Ottorino Respighi, Guido Piovene, Cesare Zavattini, Vittorio De Sica, Attilio Rossi, Elio Vittorini, Riccardo Bacchelli, si scopre che in prevalenza si tratta di italiani che avevano una forte apertura nei confronti degli ambienti internazionali. A tal punto che talvolta le permanenze in Italia di Victoria Ocampo diventano l'occasione per godere di certi aspetti unici che il paese offre, i suoi tesori architettonici e paesaggistici, oppure degli appuntamenti culturali, e meno un'opportunità per entrare in rapporto diretto con la società italiana. Tuttavia, il suo sguardo verso la realtà italiana fu vigile e consapevole dei corsi e ricorsi della storia locale.
Sono passati oltre sette anni da quando ho iniziato a studiare i rapporti tra intellettuali italiani e argentini mediati da Victoria Ocampo. Ho riletto i suoi scritti a tal fine e sono andata per archivi alla ricerca di informazioni poco note che potessero illuminare quest'aspetto purtroppo trascurato nelle biografie e studi dedicati a Victoria Ocampo.
Oggi, che ricorrono quarant'anni dalla sua morte, avvenuta a Béccar, località a nord di Buenos Aires dove si trova la casa di famiglia scelta come residenza in età adulta, penso che sia possibile presentare alcune conclusioni molto provvisorie che possano gettare qualche spiraglio di luce su un aspetto della sua infaticabile attività di mediatrice culturale tra mondi distanti, antitetici e talvolta ostili.
Grosseto, 27 gennaio 2019
1Academia Argentina de Letras, Archivo Manuel Galvez.
Contatti
https://twitter.com/Sur225R
https://www.instagram.com/sur225r/
https://www.youtube.com/sur225R rabruschi@gmail.com