La consistenza dei classici
Da alcuni anni, gli editori e i librai argentini scommettono sui classici italiani,
novecenteschi e non.
Renata Adriana Bruschi
“Clásico es un libro que las generaciones de los hombre, urgidas por diversas razones, leen con renovado fervor y con una misteriosa lealtad” affermò Borges e Calvino confermò “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Entrambi si trovano concordi nell'assegnare un ruolo centrale alle opere che non subiscono l'usura del tempo e meritano continue letture e riletture. Colgono, inoltre, un aspetto centrale del modo di intendere la cultura letteraria nei loro paesi. Nel caso della terra di Borges, al concetto di autore classico si somma spesso la matrice culturale italiana, comportando la pubblicazione di traduzioni dall'italiano al castigliano. Questa preferenza si fonda su circostanze peculiari della storia di una nazione, dove l'ambiente accademico affonda le sue radici nella cultura italiana, buona parte della società vanta antenati italiani e oggi la laurea in Lettere moderne prevede spesso un esame di letteratura italiana, mentre risulta poco diffusa la laurea in Lingue.
In questi ultimi anni la presenza dei classici italiani nelle librerie si è mantenuta costante, anzi sembrerebbe rafforzarsi, tanto da indurre a chiedersi quali siano i motivi di questa popolarità. Una breve indagine tra professori e critici letterari permette di cogliere la portata di questo fenomeno che un veloce giro tra le librerie conferma, quando ci si imbatte nelle opere di Dante, Machiavelli, Goldoni.
Nel novero delle concause indotte o spontanee, un ruolo determinante è esercitato dalla promozione della cultura che portano avanti il MAECI e quindi l'Istituto di Cultura Italiano di Buenos Aires. “Si avverte un grande bisogno di rinnovare le traduzioni dei classici” spiega Maria Mazza, a capo dell'Istituto Italiano di Cultura portegno, chiarendo che l'operazione riguarda anche la necessità di rinnovare le note e i commenti ai testi classici. Da poco si sono spenti i riflettori sul Principe di Machiavelli, i cui 500 anni dalla pubblicazione sono stati celebrati in consonanza con le direttive della Farnesina. Il suo breve trattato di filosofia politica ha visto nuove edizioni e la stampa locale ha continuamente ripreso la figura del segretario fiorentino nelle pagine culturali per ripensare le sue massime alla luce del presente. Stessa sorte è toccata a Leopardi, che torna a conquistarsi lettori sulla scia del film di Mario Martone Il giovane favoloso. L'editore Colihue, molto attento a colmare la carenza dei testi classici, ha lanciato sul mercato una nuova traduzione delle Operette morali, a conferma dell'attualità del pensiero leopardiano e dell'interesse verso la sua persona. Anche Fernando Fagnani, editor di Edhasa Argentina, ha raccolto la sfida. Aveva invitato alcuni amici per un tradizionale asado quando uno di loro, redattore della rivista “Ñ”, diffuso inserto letterario del giornale “Clarín”, ricordò che Jorge Aulicino, là presente, stava lavorando da qualche anno alla sua versione al castigliano della Commedia. Fagnani non esitò, Dante è per la cultura argentina il classico per eccellenza e occorreva riproporre una nuova traduzione. Ne fece un'edizione con testo a fronte e commenti aggiornati.
Paradigma libros è una piccola ma ricca libreria diventata meta tradizionale dei lettori che abitano nel quartiere di Belgrano, nella zona nord della città di Buenos Aires. Il suo proprietario, Pablo Topolevski, cura personalmente la selezione delle opere e, se presente in libreria, le consiglia ad una parte di quello zoccolo duro dei lettori forti portegni. Tra i suoi scaffali non mancano i titoli di Italo Calvino, di Leonardo Sciascia, di Tomasi di Lampedusa, oltre ai sempre richiesti Tabucchi ed Eco. Lui sa bene quando riesce ad accontentare i suoi clienti e quando invece, suo malgrado, la sua clientela perde interesse per un autore perché le nuove edizioni non sono disponibili.
La situazione trova conferma anche in piccole librerie di quartiere. Federico Gori ha una lunga esperienza nel mestiere, da quando aprì i battenti di Libreria del Norte a Olivos negli anni sessanta. Era proprio il periodo d'oro degli autori italiani del dopoguerra in Argentina. I suoi clienti, che leggevano abitualmente in inglese o francese, gli chiedevano anche libri italiani di Moravia, Calvino, Pavese, Bassani e Pratolini. E poteva soddisfare le richieste procurandosi le opere in lingua o in traduzione a seconda del caso, perché contava anche su una clientela di italiani con livello di istruzione medio-alto, di recente migrazione in Argentina. Con le nuove misure nel settore dell'importazione, che fanno sperare in una ripresa del libro italiano, sarà più probabile che questi librai possano accontentare le richieste di quel pubblico abituato a conoscere le novità leggendole sulla stampa specializzata online, come ha puntualizzato Topolevski.
La feria de editores independientes, nata nel 2014 per iniziativa di Victor Malumian di Ediciones Godot, è un tentativo pregevole di potenziare i circuiti dell'underground portegno. Nella sua prima realizzazione, gli stand attirarono in prevalenza un pubblico giovane, sotto i quarant'anni. A distanza di un anno e mezzo, il passaparola ha richiamato lettori di ogni età e provenienza, che vi trovano testi di qualità letteraria. Si tratta di scelte editoriali non scontate, condotte da nuove case editrici indipendenti argentine, spesso gestite da scrittori attenti anche agli autori italiani che difficilmente circolerebbero tra gli scaffali dei best-seller. Flaiano, Gramsci, Svevo fanno capolino nei loro ridotti ma succosi cataloghi e accontentano i lettori esigenti che perlustrano instancabili le librerie nelle loro abituali passeggiate.
Se si rivolge la domanda ad alcune personalità del mondo culturale argentino, le risposte confermano in linea generale il panorama emerso fin qui. Horacio Armani fu il primo traduttore di Montale in Argentina e le sue versioni sono ancora oggi considerate tra le più riuscite. Sua moglie Maria Esther Vázquez ha dedicato alla traduzione letteraria diverse pagine e interventi in convegni. Lei non si stancherà mai di ripetere quanto forte è stato il magistero di Victoria Ocampo in questo ambito, quanto vasta fu la sua opera di promozione degli autori europei, italiani compresi, attraverso la sua rivista letteraria “Sur”. Ocampo, infatti, considerava la pratica traduttiva uno dei migliori esercizi di raffinamento della scrittura letteraria.
Fabián Soberón, giovane professore universitario, giornalista letterario e scrittore, si è formato nell'Universidad di Tucumán, nel nordovest del territorio argentino. Da alcuni anni riscuote un discreto successo con le sue opere narrative. Interpellato in occasione della presentazione del suo libro Ciudades Escritas, a Parigi nel mese di febbraio 2016, ha offerto la sua valutazione sui classici italiani. “Da Dante in poi, la letteratura italiana mi ha sempre interessato. Pavese per me è stato fondamentale, ogni scrittore ha una storia come lettore e può influire sulle scelte editoriali, specialmente quando opera all'interno di una casa editrice. Insieme a Pasolini, Pavese ha influito in me e la mia scrittura si è avvicinata ad una prosa realista.” Posizioni non molto distanti da quelle di un'altra scrittrice affermata, Maria Teresa Andruetto, discendente di piemontesi che si stabilirono in una zona centrale dell'Argentina, a Córdoba. Quando lei lesse per prima volta le opere di Pavese, si riconobbe in quelle frasi e confidò alla madre “Descubrí un escritor piamontés que parece que hablara de nosotros” come ricorda Silvia Cattoni, della cattedra di Letteratura italiana nell'Università di Córdoba. Aggiunge, poi, rileggendo le pagine scritte da Manuel Puig, che lo scrittore di El beso de la mujer araña, discendente di parmensi per linea materna, nel corso dei suoi viaggi in Italia, compì il suo personale percorso di riappropriazione della lingua e cultura degli avi. Un caso paradigmatico, in cui anche Antonio Dal Masetto, Roberto Raschella e lo stesso traduttore Attilio Dabini si potrebbero riconoscere, indicativo dell'incidenza della cultura italiana in questa società dell'America Meridionale. Per riprendere le parole della studiosa, la prosa di Puig “Es una de las tantas lenguas de la pampa gringa que marcaron la filiación cultural a alguna región de Italia de los grupos inmigrantes y de sus descendientes y por tanto fueron generadoras de identidad regional.” Le Università concorrono quindi alla diffusione degli autori classici, non solo a causa delle letture previste per l'esame di Letteratura italiana ma, scorrendo le bibliografie di altri corsi, si trovano anche teorici italiani.
Maria Troiano, docente dell'Università di Mendoza e coordinatrice del 32° convegno ADILLI 2016 (Associazione dei docenti di Lingua e Letteratura italiana), precisa alcuni punti interessanti. Nella città ai piedi delle Ande, una delle mete dei primi migranti settentrionali giunti là per impiantare vigne e cantine, la Biblioteca dell'Universidad de Cuyo possiede diversi volumi di classici italiani in traduzione ad uso degli studenti. Un servizio molto sfruttato da coloro che, scoraggiati dall'elevato costo del libro (su cui gravano i costi per il trasporto interno in Argentina ed altri fattori), non possono acquistare la loro copia personale. D'altra parte, per sopperire alle carenze, a breve Troiano conta di pubblicare la sua antologia di racconti pirandelliani in traduzione. In altri casi, la stessa cattedra di Letteratura Italiana predispone traduzioni riviste, prendendo spunto da quelle pubblicate in Spagna, che sono considerate poco convenienti per il massiccio uso di regionalismi. “Quanto al Decamerone, reperibile anche in antiche e 'spagnolissime' traduzioni, nella Cattedra rivediamo i testi, cambiando magari qualche parola incomprensibile. Cerchiamo sempre di rispettare lo stile dell'autore e dell'epoca. Sono dell'idea che lo studente deve sentire, mentre legge, che il testo è del '300, del '500 , dell'800 o del '900, ecc.”
Per booksinitaly.it
Buenos Aires, marzo 2016
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