Lettori oltre la General Paz

18.05.2016 00:00

 

Buenos Aires, città letteraria per antonomasia, riceve il maggior numero di scrittori italiani giunti in Argentina in visita ufficiale. Eppure in tante altre località del paese il calore dell'accoglienza non ha pari.

 

 

Poco più di un anno fa, Laura Salvai sbarcava in Argentina, con uno zaino carico di energia e sogni, un libro appena scritto e stampato anche in Buenos Aires a proprie spese e la curiosità di chi ha sognato spesso l'America Meridionale, magari immaginandola sui libri e sulle guide turistiche. Quelle stesse guide che per anni erano state il suo mestiere di editor presso le case editrici, ora le servivano per aprirsi la sua strada attraverso le sterminate distese che oltre l'Avenida General Paz l'attendevano. Siamo in tanti ma non parecchi la prima volta che si presenta al pubblico argentino, in un bar dalle parti di Olivos. Laura però non si adagia sui contatti di Buenos Aires, qualche mese prima scambia continue mail con istituzioni italiane sparse sul territorio argentino, da La Rioja a Rio Quarto, passando per Cordoba e Paranà, senza tralasciare una puntata in Montevideo. Le tappe del suo percorso coinvolgono un numero crescente di lettori in italiano, desiderosi di sentire dalla viva voce dell'autrice le avventure di due ragazzine, l'una piemontese l'altra calabrese, nella Torino industriale negli anni settanta, alle prese con un'integrazione difficile e sofferta.

 

Il romanzo Per un'ora di nuoto presenta una storia semplice e diretta, narrata con il tono leggero di un ricordo d'infanzia, dove si mescolano le voci di nonni e genitori, con le loro ansie e perplessità. Scorrono le pagine in cui Salvai descrive quegli aduli alle prese con i ricorrenti problemi dei figli che crescono e premono per andare alla scoperta del mondo, per capire i problemi sociali e per trovare un rimedio almeno nella loro dimensione quotidiana. L'identificazione dei lettori argentini con i personaggi fu immediata, meravigliando la stessa autrice che misurava la riuscita della sua opera negli occhi lucidi dell'uditorio durante la sua lettura. Oggi Laura Salvai ha completato i secondo capitolo della sua saga che è già nelle mani di un editore italiano.

 

Era appena iniziato l'Anno dell'Italia nell'America Latina e Laura Salvai iniziava ad andare alla scoperta di alcuni paesi. L'Argentina, l'Uruguay, la Bolivia e il Perù sono attraversati nel suo percorso affrontato con l'essenziale: maglioni, magliette e scarpe comode. Ma in quell'essenziale un posto speciale era occupato dal suo romanzo, appunto, che porta ai lettori italiani e argentini di Dulce York (Olivos), Museo de las migraciones e poi SIM Scuola Italiana di Montevideo (Uruguay), FESTITAR (Nuñez), Salone ADE (Paranà), Biblioteca Popular Mariano Moreno di Villa Maria, Istituto Dante Alighieri (Rio Quarto), Istituto bilingue Dante Alighieri e Libreria Rayuela (La Rioja), Biblioteca de la Sociedad Italiana (Marcos Juarez).

 

Cosa possiamo oggi riscattare dalla sua iniziativa di un anno fa? Il suo viaggio, iniziato a metà aprile, si concluse a fine agosto. Durante le sue presentazioni nelle sale gremite delle scuole e delle istituzioni italiane, Laura entrò in contatto con un mondo poco conosciuto e poco visibile anche agli stessi italiani di Buenos Aires. Certo, si potrà osservare che nel suo periplo non toccò centri quali Mar del Plata, La Plata, Mendoza, Salta e Tucuman, solo per citare alcune città dove esistono collettività molto attive e vivaci sul piano culturale. Ma se si pone mente al fatto che il percorso, un viaggio a metà tra turismo e lavoro, è frutto del suo impegno personale, non si può che restare sbalorditi dalla tenacia e generosità della scrittrice torinese. Pochi oggi oserebbero proporre un simile itinerario ad uno scrittore italiano in visita nelle terre pampeane, forse per paura degli alti costi e per le oggettive difficoltà a prendere contatto con una collettività che pare non avere cuore ma certo possiede infiniti centri tanto da assomigliare ad una galassia. Ne vale la pena? Probabilmente sì, alla luce del riscontro positivo che ebbe lei e come lei riescono a ottenere anche alcuni altri artisti giunti sin qui con mezzi propri, molto ben accolti da diversi enti italoargentini.

 

A volte i canali istituzionali sono decisivi, come certi gemellaggi hanno dimostrato e forse potrà riconfermare la prossima esperienza di Matera capitale europea della cultura 2019. Altre volte, prevale l'intraprendenza delle singole persone. Quando anche le istituzioni locali nate per mantenere viva la lingua e la cultura italiana vorranno impegnarsi più decisamente su questo fronte, allora in tanti riscopriranno il piacere di leggere la propria storia personale e ridisegnare la propria identità molteplice e complessa, come è quella del migrante, attraverso le pagine che ancora oggi si scrivono in Italia e stentano ad arrivare qui. Forse, alzando la posta in gioco, si potrà pensare anche ad una vera e propria reciprocità di collaborazioni, tra narratori che gravitano nel mondo culturale italiano, tra l'Argentina e l'Italia.  

 

Pubblicato da "Tribuna italiana" 1577 del 18 maggio 2016. 

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