Rinaldi e l'Italia, un legame ritrovato

08.01.2018 07:29

 

 

Tra le personalità attive nell'ambiente artistico locale, poche risultano tanto emblematiche dell'italianità in Argentina quanto lo è la cantante e artista Susana Rinaldi, la tana Rinaldi. La sua voce rappresenta per molti l'espressione più compiuta della fusione tra la cultura italiana e spirito portegno. Gli atteggiamenti, la sua inventiva e la sua espressività trasudano di questa amalgama, eppure quando si indaga sulle sue origini italiane, si scoprono gli alti e bassi di un rapporto che faticosamente è stato ricostruito dopo che la prima gioventù era rimasta alle spalle.

 

Nella mia memoria conservo netto il ricordo delle parole scambiate in occasione del primo incontro a Parigi, quando Susana Rinaldi stava completando il suo incarico di addetta culturale presso l'Ambasciata Argentina. Mi ero avvicinata in quel primo incontro per conoscere alcuni aspetti della migrazione culturale e politica argentina in Francia degli anni sessanta, di cui lei fu testimone. Durante una mezz'ora memorabile Susana Rinaldi mise a nudo tutta la sua tempra di grande artista e di donna che nella vita seppe ritagliarsi il suo spazio, contra viento y marea.

 

Rinaldi rievocò i suoi studi di canto nel Conservatorio Nacional De Música, poi i primi passi come attrice a Buenos Aires e ricordò infine gli anni d'esilio in Francia, la simpatia con cui l'accolse Julio Cortázar, che mosso dalla sua “vocación de servicio” la mise in contatto con l'ambiente degli esuli a Parigi, soprattutto pittori e musicisti. Rinaldi non dimentica i tentativi infruttuosi di avvicinarsi agli italiani nei suoi anni giovanili, prima della fama, e la diffidenza con cui veniva accolta da loro. “Una distancia impuesta desde Italia” nelle sue parole di quella mattinata parigina. Suo padre, Rosario Rinaldi, ultimo figlio di un ingegnere esperto in ferrovie, arrivò a Buenos Aires diciottenne insieme ai genitori e sposò Angelita, ragazza più giovane e di famiglia operaia. Il loro amore fu saldo e durò anche oltre, Angelita divenuta vedova non volle più risposarsi. La tana Rinaldi in gioventù non provò tuttavia il desiderio di visitare i luoghi legati alla famiglia paterna. Nè l'Amalfi che vide nascere il padre, neanche la Torino del nonno, che sposò una veneta, la attirarono. Eppure in qualche angolo del suo cuore perdurava un sentimento.

 

Fa un respiro profondo prima di raccontare la sua prima visita ad Amalfi. “Fue un encuentro emocionante. Sin saber por qué no paraba de llorar”. In quel momento prese consapevolezza delle radici che alimentarono la sua sensibilità e forse anche poté misurare la rinuncia compiuta dalla sua famiglia, al momento della partenza. Oggi, mentre riflette sui legami tra le due società, si rende conto che “la voluntad de representar la realidad en forma distinta”, cioè la tendenza a raffigurare sé stessi ed il proprio mondo d'accordo ai desideri e alle aspirazioni individuali, le appare come tratto comune e caratterizzante di entrambe le culture. Ripensa alle ragioni politiche che allontanarono dall'Italia il nonno, avverso a Mussolini, portandolo a preferire l'Argentina. Ma il legame della cantante con il paese d'origine della sua famiglia poco per volta si ricompose, sul filo di alcuni riconoscimenti. La regione Lazio nel 1978 le conferì il Sagittario d'Oro, nel 1987 riceve targa d'oro da RNS, nel 1991 il premio “Palme d'Oro”.

 

Con gli occhi rivolti al futuro, Susana Rinaldi riflette anche sui prossimi impegni una volta rientrata in Argentina. Perché non le mancano certo le battaglie da combattere, né tanto meno la voglia di affrontarle, anche dopo aver festeggiato con gioia i suoi ottant'anni. Vicepresidente e direttrice per le Relazioni internazionali dell'Associazione Argentina di Interpreti, Ambasciatrice di Buona volontà dell'Unesco, da oltre vent'anni, cittadina illustre di Buenos Aires. Forse la sua “vida de saltimbanqui” - così definita da lei – trova ora un piccolo “remanso”.

 

Circondata da fotografie e premi, Susana Rinaldi riprende il discorso nel suo ufficio di Calle Viamonte. Aleggia uno spirito speciale tra quelle quattro pareti che condensano alcuni momenti della sua carriera. Sulla parete a destra, una fotografia in bianco e nero rievoca il momento in cui Cortázar la saluta nel teatro dell'Olimpia di Paris, si distinguono le parole che lo stesso scrittore ha voluto autografare, a conferma della stima che provò sin da quando la incontrò negli anni sessanta. Molti altri premi, alcune lettere incorniciate ed anche i quadri di artisti a lei cari testimoniano l'affetto ricevuto nel corso della sua attività. I sentimenti sono sempre vivi, partecipi in ogni momento, e la guidano nelle sue scelte.

 

Una foto dell'orchestra sinfonica di La Plata diretta da Juan Carlos Cuacci ricorda la serata organizzata nel 2003, quando il pubblico seguì la prima esecuzione dal vivo in Argentina di Oratorio El Pueblo Joven, composto da Piazzola e Ferrer nel 1971 dietro richiesta della televisione tedesca. Uno spettacolo originale e imponente, in omaggio a Piazzola e alla sua intramontabile musica. Il mondo degli interpreti e le loro condizioni di lavoro sono la principale preoccupazione di Susana Rinaldi. Dopo i lunghi anni d'esilio, rientrata nell'Argentina della democrazia ritrovata, si domandò cosa potesse fare per dare un contributo originale e al tempo stesso per trarre profitto dalla sua esperienza all'estero. Capì che era arrivato il momento di coinvolgere la AADI, Asociación Argentina de Intérpretes, nella battaglia per la difesa dei musicisti. “Quanto più tempo si è trascorso sugli scenari nei teatri all'estero, tanto più si coglie la forza dei musicisti ovunque siano per ottenere la 'respetabilidad' a prescindere dalla provenienza geografia.”

 

Ha lottato prima per ottenere che l'OMPI, Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale dipendente dall'ONU, accettasse un rappresentante dall'Argentina, pur non essendoci qui un ufficio governativo ufficialmente preposto alla tutela degli interpreti. Rinaldi riteneva che la AADI fosse l'unica entità non pubblica in grado di svolgere questo ruolo per conto dei musicisti locali. In tutto il mondo il diritto degli interpreti è diventato un argomento di grande rilevanza, le novità tecnologiche infatti impongono cambiamenti radicali nell'esecuzione e commercializzazione delle opere musicali, ne è certa Rinaldi che denuncia “Nosotros somos permanentemente robados a través de internet, este latrocinio no puede ser. Hay artistas que están creando música por un lado, hay gente con gran menosprecio accede a esa música sin pagar lo debido. A los músicos siempre nos ha costado”.

 

Quante probabilità valuta Rinaldi di avere per ottenere dei buoni risultati? L'OMPI le permette di portare avanti giuste rivendicazioni ed è ragionevole aiutare il mondo degli interpreti a far valere i loro diritti. Quattro volte all'anno a Ginevra e in altri città nel mondo si riuniscono i rappresentanti di tutti i paesi per dibattere la legislazione. Questo impegno, pur faticoso per lei, le è anche molto caro e lo persegue con determinazione. Circa duecento paesi si fanno presenti, attraverso i rappresentanti provenienti tanto dagli USA e l'UK quanto dalla Grecia, dai paesi africani e da altri ancora che in questo ambito riescono a far sentire la loro voce. L'ultimo aggiornamento della convenzione internazionale sui diritti di interpretazione ed esecuzione risale al 1996, è entrato in vigore nel 2002, ma la strada da percorrere per una sua completa attuazione resta ancora lunga. 

 

4 aprile 2017

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