Scatti veloci sulla città - Valeria Parrella

03.12.2012 00:00

 

Scatti veloci sulla città
Valeria Parrella



Nata a Napoli, nel 1974, Valeria Parrella ha già ottenuto il riconoscimento della critica e dei lettori.

Il romanzo Ma quale amore, pubblicato nel 2010, ci accompagna su e giù per le strade di Buenos Aires e per gli alterni sentimenti di una coppia prossima a lasciarsi.
 


Da quando gli editori hanno riscoperto la narrativa di viaggi, le testimonianze di scrittori in partenza verso mete ai  confini del mondo hanno trovato ampio spazio tra gli scaffali delle librerie. Il filone non è nuovo, basterà ricordare la figura di Marco Polo e il suo tanto popolare Milione, opera degli albori della letteratura italiana. Eppure negli ultimi tempi le storie di viaggio hanno ripreso slancio e Valeria Parrella, con il suo secondo romanzo Ma quale amore se ne appropria con ironia e voglia di stravolgere le regole del gioco. Si tratta di una narrazione veloce, frizzante e coinvolgente, ambientata a Buenos Aires. Per la giovane scrittrice napoletana la città diventa scenario di ricerche e svelamenti, ricorre alla finzione di un viaggio per commissione, propostole da un editore, e ci presenta una protagonista femminile che potrebbe essere il suo alter ego. La stessa Parrella in qualche occasione ha dichiarato che nelle sue opere tra l'io narrante e il personaggio principale crea deliberatamente un rapporto empatico, perché diversamente non riuscirebbe a costruire storie convincenti.

La narrazione prende avvio quando la narratrice giunge in città insieme al suo compagno, la loro coppia attraversa una crisi e il loro rapporto sta evolvendo verso un abbandono a cui tenta di opporsi con questa ultima occasione per riconquistare il suo uomo. L'esplorazione della città si intreccia con lo sguardo della donna innamorata consapevole di avviarsi verso una lenta agonia, ma tale distacco è analizzato con sguardo lucido, indagatore, a volte sarcarstico e vendicativo, altre volte tenero e nostalgico. Proprio in virtù di questa commistione di sentimenti, dove l'amore impossibile si intreccia con l'esasperazione per un'assenza annunciata, Parrella riesce a dare unità alla doppia vicenda: la fine di un amore e il viaggio a Buenos Aires si richiamano reciprocamente. Perchè l'autrice qui coglie anche uno dei classici sentimenti della società locale: quel volere e non potere, che affonda nell'indolenza o nella delusione di chi ha sognato sogni più grandi di lui. Il tono concitato della narrazione riesce a trasmettere anche la frenesia dei portegni che ogni giorno si riversano in città e corrono da un punto dell'altro, sorteggiando infiniti ostacoli e contrattempi. Si delinea poco per volta una metropoli che non si ferma mai e che stupisce ad ogni angolo con un inatteso evento. La città appare descritta poco, solo veloci pennellate simili a improvvise finestre aperte da un navigatore che scandaglia documenti elettronici salvati su internet. Sono scatti veloci che colgono il nocciolo dell’identità urbana, quartiere dopo quartiere. Parrella ci offre le prime immagini della perla del Plata filtrate attraverso l’opera di Borges. Il poeta infatti è la guida letteraria che orienta i percorsi dei due turisti, non a caso Palermo diventa il nido accogliente dei due viaggiatori. Ben presto però sconcertata si accorge, come ha dichiarato in un’intervista, che in Argentina il poeta desta sentimenti contrapposti. Né d'altra parte potrebbe essere quella la sua unica guida, in una realtà urbana attraversata costantemente da ventate di rinnovamento architettonico, sociale, culturale. Di fatto nel corso della narrazione trova spazio anche il punto di vista dell'italiano medio e ne consegue un catalogo di luoghi comuni quali lo stupore di chi osserva  l'acqua del lavello mentre gira in senso inverso, la ricerca di tracce di italianità nell'architettura locale e via di questo passo.  

Risulta abbastanza efficace l'escamotage del viaggio su commissione, offerto da un editore desideroso di pubblicare un nuovo libro. Con questo espediente Parrella riesce a svecchiare la classica riscoperta di un testo manoscritto rinvenuto in chissà quale recondito angolo che proverebbe l'autenticità della vicenda. Inoltre tale espediente le permette di aprire uno spiraglio ironico e ammiccante sulla realtà editoriale di oggi e sul peso di certe figure nella realizzazione dei romanzi.  L'Autrice, l'Editore, l'Agente, tutti personaggi che fomano parte della cornice, sembrano rincorrersi continuamente e partecipare ad una recita, quasi tentassero di fare a gara per conquistarsi il diritto di decidere il corso degli eventi. Ma si tratta di un'ennesima parodia, in questa storia di un amore disperato, trascinato lungo le strade di una città amata ancor prima di averla conosciuta. E come Parrella, tanti altri ancora oggi collocano Buenos Aires in questa dimensione mitica che la esalta e al contempo la fossilizza in una dimensione irraggiungibile. 

Non mi risulta che ci sia già una traduzione allo spagnolo, ma potrebbe essere in cantiere visto che Valeria Parrella ha continuato a mietere successi. La sua recente tuttavia intensa attività letteraria le ha già offerto alcune meritate soddisfazioni: diversi premi letterari, la trasposizione cinematografica di un suo romanzo e traduzioni all'inglese, francese, spagnolo e tedesco. Viene da domandarsi se per una volta i lettori argentini, ormai da tempo rassegnati a leggere i nuovi romanzi italiani in uno spagnolo distante dal modello locale, potranno finalmente avere il piacere di trovarsi tra le mani una traduzione fatta in un linguaggio più vicino alla lingua in uso a Buenos Aires.
Si tratta di una sfida non da poco, visto che la scrittrice si diverte a imbastire frasi che rieccheggiano la struttura sintattica del dialetto napolitano, ma lessicalmente la sua prosa resta vicina alla lingua media italiana pur con qualche neologismo che altro non è se non il tentativo di trasporre nella lingua le novità della nostra vita quotidiana. La sua prosa è funzionale ad un racconto che vuole essere in sintonia con le tante storie d'amore che oggi sbocciano anche attraverso la rete e vengono poi consumate in fretta.

Chissà se un editore, dotato di buon senso e pronto a scommettere su questa scrittrice, potrà cogliere questa occasione.

 

Renata Adriana Bruschi - dicembre 2012

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