Umberto Eco
“Accade sovente tra giovani che hanno viaggiato che ci si possa sedere attorno ad una tavola, ciascuno parli nella sua lingua e gli altri riescano a capire qualcosa.” Umberto Eco pronunciò queste parole in una recente intervista, per indicare che la nostra società evolve verso l'integrazione sociale nella diversità, verso il dialogo multiculturale. Il professore alessandrino pensava piuttosto alle giovani leve europee pronte ad entrare nella società da protagonisti eppure la frase può ben adattarsi a quanto succede oggi tra i giovani argentini. Forse in questa capacità di cogliere elementi radicalmente innovativi nella cultura e degli stili di vita del tempo attuale, dimostrata da Eco e condivisa dagli argentini, risiede la sua fortuna tra i lettori e gli studiosi locali. Il rapporto di Eco con la terra di Borges, che gli fu maestrocome lo stesso Eco riconosce, è assai intenso e risale a tempi lontani, quando negli anni settanta soggiornò a Buenos Aires, dietro invito di Alberto Ginastera per conto del Centro de Altos Estudios Musicales dell'Instituto Di Tella. Ai tempi, Eco era un giovane docente universitario, che tuttavia si sentiva attirato da mete non scontate lungo un percorso originale. Aveva partecipato ai movimenti studenteschi degli anni sessanta e si era già avvicinato agli studi e uffici televisivi. Era chiaro che il suo compito in ambito accademico non si sarebbe limitato a seguire i canoni tradizionali. Nella sua dotta Bologna, patria putativa tanto amata forse anche perché fulcro della retorica medievale, il professore si ritagliò un ruolo fondamentale nel DAMS, il corso di laurea che coniugava arte, musica e spettacolo, avviato nel 1979.
Le sue pubblicazioni confermarono il nuovo indirizzo di studi: nacque un nuovo modo di intendere ed analizzare le opere letterarie, che però permane ancorato alla tradizione ecdotica italiana. In Umberto Eco, la cifra fondamentale resta quel delicato equilibrio tra innovazione e tradizione. Non a caso conia sotto forma di dilemma la felice espressione apocalittici o integrati, intendendo due modi antitetici di approcciare le innovazioni nel campo dell'informatica. Ma il binomio altro non è se non lo specchio della sua personalità, mettendo a nudo il paradosso del coesistere sereni e integrati in lui. Eco viveva da integrato in un mondo che apocalitticamente ribaltava convenzioni culturali e stili di vita. Il suo contributo nel rinnovare lo studio dell'italianistica è ormai assodato, destinato anche a lasciare una traccia ineludibile. Queste premesse spiegano anche l'immediato successo riscosso in Argentina, dove il professore arrivò in diverse occasioni ed ebbe modo di diffondere il suo magistero. Fu amore a prima vista e non mancarono i riconoscimenti, compresa la Medaglia d'oro Alla Cultura italiana in Argentina, conferita nel 2013 dall'Associazione Italia-Argentina e ricevuta in una affollata cerimonia nella Farnesina.
Tribuna Italiana, n 1571 del 24 febbraio 2016
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