uno sguardo sul presente
Situazione attuale
Gli anni settanta segnano la fine dell'epoca florida per l'editoria in Argentina, quindi anche le traduzioni dall'italiano sono ogni volta di meno. D'altra parte, proprio gli anni settanta vedono entrambi i paesi coinvolti nelle contestazioni politiche violente che spostano l'attenzione dell'opinione pubblica sui rispettivi fronti interni. Di pari passo, in Spagna la fine del franchismo trascina con sé il venir meno della censura e gli editori italiani trovano più opportuno far riferimento alle case editrici spagnole. Il consolidarsi del mercato unico europeo rafforza l'avvicinamento tra il mondo culturale italiano e spagnolo, mentre le Università italiane aprono cattedre di letteratura spagnola, la prima è del 1939, oggi se ne contano 41. Raramente invece attivano corsi di letteratura ispanoamericana, la sproporzione numerica è eloquente: oltre 200 docenti oggi si dedicano agli studi di ispanistica, solo 35 si sono specializzati in cultura ispanoamericana.
L'Argentina poco per volta perde attrattivo per gli scrittori italiani, ma la sua cultura continua ad interessare gli argentini, come confermano due fatti: la giornata italiana nel contesto della Fiera Internazionale del Libro a Buenos Aires e la creazione di ADILLI, Associazione di docenti e ricercatori di lingua e letteratura italiana. Sin dal 1975 la Fiera del Libro di Buenos Aires accoglie uno stand per proporre le novità letterarie italiane e mette in programma una giornata dedicata all'Italia, con la presenza di un ospite proposto dal MAECI. Italo Calvino, Giorgio Bassani, Stefano Benni, Dacia Maraini, Alessandro Baricco sono stati accolti con molto entusiasmo. A sua volta, dal 1985 i professori di Letteratura Italiana, attivi nelle università argentine o in altre istituzioni, si riuniscono per dibattere su letteratura, apprendimento dell'italiano L2, migrazioni e traduttologia. Il numero dei ricercatori coinvolti nei convegni aumenta di anno in anno. Gli iscritti provengono da diversi atenei argentini, da Trelew a Salta, da Paranà a Mendoza e Tucumàn, ed anche dall'estero, ad iniziare dall'Italia, poi Uruguay, Brasile, Spagna, Francia, Svizzera, Stati Uniti. Grazie all'appoggio del MAECI, è stato possibile invitare ogni anno un professore italiano, recentemente sono stati accolti Remo Ceserani, Diego Poli, Elvio Guagnini. La vivacità di questo settore di studi trova conferma nell'attivazione di progetti di ricerca che vedono la collaborazione di istituzioni argentine e italiane, con il coinvolgimento in alcuni casi di atenei brasiliani.
Di fatto, però, oggi in Argentina arrivano pochi libri italiani e i lettori tendono a preferire gli autori di facile lettura. Inoltre, poche volte appaiono riferimenti alle novità culturali di matrice italiana negli inserti culturali dei giornali argentini. D'altra parte, il varo del programma a sostegno delle traduzioni di libri italiani e il moltiplicarsi delle Fiere editoriali (Parigi, Francoforte, Guadalajara tanto per citarne tre) proiettano gli editori italiani verso mercati più interessanti in termini di vendite. Ma forse, il dato più inquietante in questo panorama, che pare lasciare pochi spiragli a un dialogo culturale autentico e profondo, riguarda la tendenza dell'editoria italiana a preferire narrazioni che ammettano una facile trasposizione televisiva o cinematografica, con poche concessioni all'elaborazione letteraria della prosa. In tale panorama ben poco promettente, una nota più incoraggiante proviene dal settore degli editori indipendenti. Non è un caso che proprio uno di loro, Marco Cassini, fondatore della Casa Editrice Sur (Roma) abbia gestito a Milano il Primo Festival di letteratura argentina nel mese di marzo, il cui esito faccia ben sperare per una seconda edizione. La presenza di Alan Pauls, Andrés Neuman e Federico Falco ha sollevato interesse nel pubblico generale e tra i critici letterari. A parere di chi scrive, le novità più ricche oggi nel settore degli scambi letterari tra Italia e Argentina avvengono appunto in ambito accademico e nel settore delle iniziative che gli editori indipendenti riescono a varare, con le risorse scarse, ma preziosissime, che hanno a disposizione.
Pubblicato su Tribuna Italiana, n 1618 dell'11 aprile 2018
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