Walter Veltroni, Senza Patrizio/Sin Patricio
43° Fiera del Libro di Buenos Aires
Presentazione di Senza Patrizio in versione italiana e in castigliano
A cura del ministro Ivan Petrella, Secretario de Integración Federal y Cooperación Internacional del Ministerio de Cultura argentino
La presentazione della raccolta di racconti Senza Patrizio si è tenuta di fronte ad un pubblico numeroso, costituito in prevalenza da esponenti del mondo diplomatico italiano e dell'ambiente politico e culturale locale, nel tardo pomeriggio di sabato 29 aprile, in un orario centrale per le attività del 43esimo Salone del Libro di Buenos Aires. L'incontro ha permesso di far conoscere la genesi dell'opera e le idee sulla narrativa espresse dall'autore, Walter Veltroni, scrittore, sceneggiatore ed esponente del PD, già vice presidente del Consiglio e sindaco di Roma.
Nell'introdurre l'ospite al pubblico in sala, Petrella ha sottolineato l'impegno politico ed è più volte ritornato sul rapporto complesso tra cultura e politica. La questione ha assunto particolare rilevanza in queste settimane, dopo che giovedì 27 aprile, giornata inaugurale del Salone, non sono mancati alcuni momenti di tensione generati dalle posizioni dure espresse dal presidente dell'Associazione El-Libro, ente che cura l'organizzazione della fiera, nei confronti della politica attuale e del ministro di Cultura Avelluto. La forte polemica ha persino messo in secondo piano il discorso di Luisa Valenzuela, molto atteso dal mondo intellettuale locale, in virtù delle costanti prese di posizione politiche che lei stessa non ha mai nascosto. Costretta ad un secondo piano, che cionnonostante non le ha negato la sua fetta di visibilità, la scrittrice argentina non è riuscita tuttavia a monopolizzare i commenti sui media all'indomani dell'apertura ufficiale del Salone, come di solito si verifica dopo il discorso inaugurale.
La cifra politica si è manifestata anche durante la presentazione del libro di Veltroni, il quale ha esordito ricordando che durante la sua attività politica ha sempre trovato tempo per dedicarsi alla scrittura. Mentre era ministro e poi sindaco, ha composto saggi o testi pensati per fini politici. Ha poi sottolineato il fatto di sentirsi a suo agio a Buenos Aires “Ogni volta che sono a Buenos Aires mi sento a casa, la città porta i segni della sofferenza, della crisi e della rinascita”. Tale spirito trova riscontro nella narrativa argentina che è permeata di struggimento e di capacità di immaginazione, due fattori che lui stesso apprezza molto. L'avvicinamento alla società locale iniziò dopo che vide giocare in Italia Omar Sivori, il popolare calciatore argentino.
Anticipandosi alla domanda di molti, chiarisce che vide la scritta da cui scaturisce la raccolta di racconti durante il tragitto verso l'aeroporto di Ezeiza a fine missione, nel suo secondo viaggio in Argentina. Oggi però non saprebbe indicare su quale muro. Le semplici parole “Patricio te amo, papà” lo portarono a domandarsi quale motivo giustificherebbe il gesto di un uomo adulto che prendere un pennello e un barattolo di pittura, quasi fosse un adolescente, e lascia una scritta sul muro da cui trapela l'assenza di un figlio. Forse c'era stato un episodio forte sul piano emotivo? Un figlio morto? Sparito? Partito? Veltroni ha poi rievocato la figura del padre giornalista mancato a 37 anni, quando lui aveva appena un anno d'età. La sua assenza è un tema ricorrente nelle sue narrazioni, sin dall'inizio della sua opera. Il primo dei cinque racconti riuniti sotto il titolo Senza Patrizio è stato composto di getto, nello stesso aereo che lo riportava in Italia, sotto la spinta di quella forte emozione provata poco prima. Veltroni è convinto che il momento della scrittura nasca per effetto di una forte emozione perchè in letteratura non si può scrivere soltanto con la testa, occorre anche trasmettere emozioni intense.
Se si mettono insieme le domande che Petrella gli ha rivolto nel corso della presentazione, prima di dare la parola al pubblico, balza evidente l'intenzione di mantenere l'attenzione sugli aspetti politici dell'attività intellettuale. Infatti ha scelto di portare il discorso sul rapporto politica e cultura quando gli ha chiesto come riesca a coniugare la scrittura con la politica, oppure come trasformare le emozioni che alzano muri in gesti responsabili, quali cause lo abbiano allontanato dalla politica e infine cosa pensi della trasformazione in atto nei partiti di sinistra nel mondo.
Dall'insieme delle risposte che Veltroni ha fornito, emerge l'immagine di un esponente politico ancora imbevuto di passione per la gestione pubblica. “La politica è la più alta missione civile per un uomo, può illuminare una vita ma rischia anche di degenerare in violenza e prepotenza. L'arte non deve mai proporsi di agire in funzione politica, ma il lettore può ricavare significati politici dalla narrativa. Chiunque intenda operare in funzione del prossimo deve appellarsi alle emozioni e tra tutte queste la paura è la più intensa. La paura ha portato i nazisti ad aprire i campi di sterminio, le madri americane ad accettare che i loro figli partissero per lo barco in Normandia.”
Quando il discorso ha preso in considerazione i tempi presenti, Veltroni ha rivolto parole dure nei confronti dell'attuale mondo politico. “La gente oggi agisce con rabbia, quindi non fa appello al cuore o al cervello per dare risposte in politica, ma reagisce di pancia. La grandezza nella politica sta nell'unire cuore e cervello, eppure gli attuali politici non sono più capaci di formulare proposte o nuovi modelli di società”. In altre parole, secondo Veltroni il conflitto politico non poggia più su differenze ideologiche, al contrario, manifesta segnali di malattia perchè la politica cerca il potere come fine e non più come strumento per gestire il bene pubblico. Perciò le sinistre sono in caduta libera, mentre la società attraversa trasformazioni profonde sul piano dei modelli produttivi, sociali e culturali. Cambia il modo di generare il sapere, di prendersi cura di sé, di comunicare e di tessere legami tra le persone, ma fondamentalmente cambia il paradigma lavorativo e oggi si generano sacche di disoccupazione. Gli studenti affrontano il loro futuro con grande incertezza, nell'assoluta incognita sulle opportunità di lavoro, stante l'attuale precarietà negli impieghi.
Con le sue domande, il pubblico ha preferito continuare a insistere sulla valenza politica dell'autore, solo in un intervento gli fu posta una domanda relativa alla traduzione. Veltroni ne approfittò per ringraziare la traduttrice, Dora Pentimalli, presente in sala, che "ha saputo entrare in sintonia con lo spirito della narrazione". Lui ha infatti affidato il suo testo alle autorità diplomatiche le quali hanno gestito le varie fasi, dalla scelta della traduttrice a quella della casa editrice, in completa autonomia. La sua fiducia è stata ripagata con un'edizione di cui è soddisfatto, mentre altri suoi romanzi sono già stati tradotti in Francia e in Spagna.
Buenos Aires, 30 aprile 2017
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